Speranze sempre maggiori per i mielolesi a seguito di esperimenti svolti sugli animali. In prima linea l’École polytechnique fédérale di Losanna e in Italia la scuola S. Anna di Pisa e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana.
La lesione del midollo spinale è il danneggiamento dei fasci nervosi che corrono lungo la colonna vertebrale a seguito di traumi ma anche di infezioni o presenze tumorali. A seconda del punto colpito si possono avere ripercussioni più o meno gravi sul corpo, ma nella maggior parte dei casi la mielolesione comporta la perdita della capacità motoria che può riguardare solo gli arti inferiori (paraplegia) o comprendere anche quelli superiori (tetraplegia).
I trattamenti per questa lesione sono in continuo studio e aggiornamento: si va dall’ipotermia controllata, alla stimolazione chimica tramite farmaci, all’impianto di cellule staminali, al ricorso ad esoscheletri robotici indossabili.
Recente campo di sperimentazione, che ha destato grande interesse nel mondo della ricerca, è un particolare tipo di stimolazione elettrica del midollo spinale.
A fare da ciceroni di questa tecnica sono i medici e i ricercatori dell’École polytechnique fédérale de Lausanne, seguiti da molte università e ospedali anche italiani come la scuola S. Anna di Pisa e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana.
La stimolazione elettrica spinale consiste nell’impianto sottocutaneo a livello di midollo spinale di uno stimolatore elettrico (costituito da una serie di elettrodi) che eroga una corrente elettrica continua nei nervi spinali inferiori, imitando i segnali che il cervello trasmette normalmente per avviare il movimento.
La corrente elettrica viene applicata a frequenze e intensità diverse in distinte zone del midollo spinale lombosacrale: una volta che il segnale è stato attivato, poi, il midollo spinale riattiva la rete neurale per controllare i movimenti muscolari diretti e, cosa ancor più sorprendente, riattiva anche circuiti neurali adiacenti dormienti. L’intervento epidurale funziona molto bene in accoppiata alla terapia riabilitativa perchè così l’impianto neuronale ha maggiori rinforzi positivi e impara più in fretta.
Già tre anni fa, grazie a questa tecnica, quattro persone paraplegiche sono riuscite a muovere volontariamente gli arti inferiori (studio pubblicato su Brain). I risultati e i tempi di recupero sono stati inaspettati, e i ricercatori hanno ipotizzato che alcuni percorsi nervali post-infortunio potrebbero rimanere intatti e pertanto essere in grado di facilitare i movimenti volontari.
È stato riscontrato che la stimolazione elettrica ha effetti positivi non solo sulla capacità motoria ma anche sullo stato generale di salute del paziente. Segnali positivi in questo senso sono l’aumento della massa muscolare e la regolazione della pressione arteriosa, nonché una riduzione dello stato di affaticamento, significativi miglioramenti nel benessere e la possibilità di sopportare il peso in modo indipendente.