Si potrebbe ripristinare l’udito iniettando cellule staminali direttamente nell’orecchio interno ma questa possibilità potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio.
Le cellule staminali dell’orecchio interno possono essere convertite in neuroni uditivi che potrebbero invertire la sordità, ma il processo può anche far dividere queste cellule troppo rapidamente, ponendo un rischio di cancro, ⚠️secondo uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Rutgers – New Brunswick. La notizia incoraggiante è che la trasformazione delle cellule staminali in neuroni uditivi può essere controllata. Kelvin Y. Kwan, autore senior dello studio e professore del Dipartimento di biologia cellulare nella Scuola di Arti e Scienze presso la Rutgers University-New Brunswick, afferma: “L’ammonimento di fatto è concreto. Non si può dire semplicemente al paziente che inserendo delle cellule staminali all’interno dell’orecchio verranno sostituiti i neuroni perduti senza però avvisarlo che potrebbero verificarsi degli effetti collaterali, come una proliferazione eccessiva delle cellule staminali stesse. Quindi va valutata quale sia la migliore strategia nelle terapie di sostituzione cellulare.
Uno studio complesso quindi, che deve valutare bene tutte le varianti in campo onde evitare che devastanti effetti collaterali possano causare danni ben peggiori. ✅ Le cellule ciliate nell’orecchio interno convertono i suoni in segnali neurali che vengono trasmessi al cervello dai neuroni gangliari a spirale. La perdita dell’udito da sovraesposizione al rumore provoca perdita di cellule ciliate, gravi danni ai processi neuronali e lenta degenerazione dei neuroni uditivi. I neuroni non si rigenerano una volta persi. Le persone con il passare degli anni, non si rendono conto che lentamente perdono la completa capacità uditiva fino a quando non ci si trova a essere messi alla prova. I laboratori della Rutger University, sono tra i pochi che cercano di capire come affrontare il problema del decadimento dell’udito”. Attraverso il loro studio è stato scoperto un gene denominato NEUROG1 che trasforma le cellule staminali dell’orecchio interno in neuroni uditivi. Ma questo gene determina anche un aumento eccessivo della divisione cellulare che è responsabile anche della proliferazione cellulare di altri tipi di neuroni e questo è il rischio. Per controllare l’eccessiva proliferazione cellulare è stata scoperta anche la cromatina (DNA costellato di proteine isotoniche) che regolerebbe il funzionamento del gene NEUROG1.
Sarà possibile ringiovanire il proprio udito, per la speranza di milioni di ipoacusici con la possibile fine di tanti Audiologi e Audioprotesisti? C’è ancora tanta strada da percorrere ma la scienza va avanti!
Fonte: Rutgers University