Una struttura di carbonio in strati polimerici, proprio come nei tessuti degli esseri viventi: così la retina artificiale realizzata da un gruppo di ricerca italiano – quello dell’Istituto Italiano di Tecnologia – potrà risolvere i problemi dei pazienti affetti da retinite pigmentosa, patologia caratterizzata da una lesione dei fotorecettori (e non dei neuroni coinvolti nella visione), garantendo una maggiore compatibilità e una minore probabilità di rigetto dopo il trapianto.

Non si tratta della prima retina artificiale realizzata in assoluto, ma ciò che fa la differenza rispetto alle protesi progettate precedentemente è la particolarità dei processi produttivi utilizzati, un processo che è valso allo studio la pubblicazione sulla rivista scientifica internazionale “Nature Materials”. 

A differenza dei dispositivi progettati in passato con parti in silicio, elettrodi ed altre componenti elettroniche, la retina artificiale realizzata dall’Istituto Italiano di Tecnologia ha una struttura organica composta da tre parti: un substrato ricavato da una proteina della seta, un polimero conduttore ed uno semiconduttore. Funziona come i pannelli solari: la luce viene convertita in impulso elettrico e trasmessa ai neuroni della retina.

Già in fase di sperimentazione sui topi affetti da retinite pigmentosa sono stati ottenuti ottimi risultati, al punto da convincere i ricercatori a sperimentare il “prodotto” sull’uomo.

A distanza di dieci mesi dall’impianto, la retina si è presentata perfettamente integra e senza alcun segno di degradazione dei materiali, proprio come il team di ricerca sperava.

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