Nel 2017 Facebook ha annunciato di essere al lavoro su un programma di interfaccia cervello-computer (BCI), il cui obiettivo fosse quello di costruire un dispositivo non invasivo e indossabile che consenta alle persone di scrivere semplicemente immaginando di parlare. Come parte di quell’obiettivo la compagnia ha supportato un team di ricercatori dell’Università della California, San Francisco (UCSF) nelle loro ricerche volte ad aiutare i pazienti con danni neurologici a parlare di nuovo rilevando in tempo reale il discorso immaginato dall’attività cerebrale.

Il promettente risultato dei loro studi è stato pubblicato Nature Communications www.nature.com/articles, e riesce a dimostrare che l’attività cerebrale registrata mentre le persone parlano può essere utilizzata per trasformare quasi istantaneamente ciò che stanno dicendo in testo digitato sullo schermo di un computer. Il team è stato in grado di decodificare una piccola serie di parole e frasi complete dall’attività cerebrale in tempo reale attraverso la BCI. I ricercatori sottolineano che il loro algoritmo è finora in grado di riconoscere solo un piccolo insieme di parole e frasi, ma il lavoro in corso mira a tradurre vocabolari molto più grandi con tassi di errore notevolmente inferiori.

L’ultimo decennio ha visto enormi progressi nella neuroscienza: sappiamo molto di più su come il cervello capisce e produce la parola. Allo stesso tempo, le nuove ricerche sull’intelligenza artificiale hanno migliorato la nostra capacità di tradurre il parlato in testo. Nel loro insieme, queste tecnologie potrebbero un giorno aiutare le persone a comunicare immaginando ciò che vogliono dire – una possibilità che potrebbe migliorare notevolmente la vita di chi vive con una paralisi.

Il BCI è attualmente ingombrante, lento e inaffidabile. Ma il potenziale è significativo. E anche se al momento il sistema su cui si basa – la misurazione dell’ossigenazione – non permette di decodificare intere frasi, è però in grado di riconoscere una manciata di comandi immaginati, come “casa”, “seleziona” ed “elimina”, il che fornisce modi completamente nuovi di interagire con gli strumenti a nostra disposizione.

Il passo ulteriore è stato immaginare che la BCI mediante dispositivo indossabile non sarebbe stata utile solo per le persone che non potevano parlare, ma poteva anche essere un modo molto potente per le persone di interagire con i loro dispositivi digitali.

Anche se la voce sta guadagnando terreno come meccanismo di input per dispositivi e telefoni domestici intelligenti, non sempre è pratico o possibile utilizzarla. E se ti trovassi in una stanza affollata, camminassi lungo una strada rumorosa della città o in una galleria d’arte silenziosa? Come nota uno degli autori della ricerca, «Molte persone usano l’assistente vocale sul proprio telefono, ma quasi mai lo usano davanti ad altre persone.» E se si potessero avere le mani libere e la velocità della voce con la discrezione della digitazione?

Al momento si stanno anche esplorando modi alternativi alla misurazione dell’ossigenazione del sangue come mezzo principale per rilevare l’attività cerebrale, utilizzando al suo posto la misurazione del movimento dei vasi sanguigni e persino dei neuroni stessi. E grazie alle tecnologie ottiche integrate negli smartphone in commercio sarà possibile creare dispositivi BCI piccoli e convenienti che ci consentiranno di misurare segnali neurali in modo sempre più preciso e meno invasivo e magari un giorno anche di decodificare un discorso silenzioso.

Fonte: tech.fb.com/imagining-a-new-interface-hands-free-communication-without-saying-a-word

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