12 anni, una sordità ingravescente che aveva già profondamente compromesso una vasta area di ascolto e un’equipe medica assistita a distanza dai tecnici: sono gli ingredienti della bella notizia di questa settimana.

La news arriva da Trieste, dove il team della dottoressa Eva Orzan, direttore della struttura complessa di Otorinolaringoiatria e Audiologia dell’IRCCS Materno Infantile “Burlo Garofolo”, anche grazie alla teleassistenza dei tecnici MED-EL, una delle aziende leader nel campo delle soluzioni per l’udito, ha aiutato un ragazzo di 12 anni a riacquistare l’udito.

Il successo è frutto della proficua collaborazione messa in atto dai due team in tempo di Covid-19. Il fortunato risultato, che ha consentito al giovane di tornare a sentire, è stato conseguito attraverso un approccio di “soft surgery“, un intervento chirurgico altamente rispettoso delle cellule uditive ancora funzionanti e dunque in grado di preservare i residui uditivi del paziente.

Il carattere innovativo dell’intervento è quello di aver reso possibile l’immediata verifica della funzionalità dell’impianto cocleare, grazie anche all’intervento dei tecnici specialisti dell’azienda dell’impianto cocleare, presenti da remoto.

«In questo periodo di ridotta frequentazione dell’ospedale da parte di professionisti esterni – ha dichiarato la dottoressa Orzan -, abbiamo cercato di trovare un sistema per non interrompere l’attività di impianto cocleare nei casi che ritenevamo urgenti, come questo. La soft surgery aiuta a garantire che alcune strutture neurali ancora sane all’interno della coclea rimangano intatte, il che sarà fondamentale per consentire ai destinatari di un impianto cocleare di beneficiare di terapie o tecnologie future. La tecnica richiede una valutazione molto accurata della funzionalità dell’impianto cocleare sia durante che immediatamente terminato l’intervento. Siamo riusciti a effettuare il sofisticato controllo grazie ai nostri tecnici con l’assistenza da remoto degli specialisti tecnici dell’azienda degli impianti cocleari che, nell’ultima fase dell’operazione, hanno potuto osservare l’inserimento dell’elettrodo all’interno della coclea e verificare immediatamente la risposta del nervo acustico del paziente e la preservata salute dei residui uditivi del paziente».

«Si tratta di una soluzione – ha affermato il Direttore Generale dell’Irccs, Stefano Dorbolò – che testimonia anche la fruttuosa collaborazione tra ospedali e aziende biomedicali, più che mai cruciale in un momento di emergenza sanitaria, quando è necessario supportare l’attività clinica degli specialisti con soluzioni d’eccellenza, sicure ed efficienti, secondo gli standard più elevati, che assicurino anche una protezione da un punto di vista informatico, come avvenuto in questo caso».

Per il team del Burlo è stata l’occasione per l’apertura di una nuova applicazione della telemedicina, con specialisti tecnici presenti in sala operatoria, anche se fisicamente in un’altra regione o Paese. «La procedura – ha chiarito ancora la dottoressa Orzan – ha dimostrato di funzionare alla perfezione, al punto da poter diventare anche in futuro la modalità elettiva per gli interventi più complessi. Il passo successivo, che attueremo già al prossimo intervento di impianto cocleare – ha concluso -, sarà misurare le risposte del nervo acustico simultaneamente all’inserimento dell’elettrodo, come ulteriore verifica e conferma di preservazione uditiva».

 

Fonte: www.triesteprima.it

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