Il singulto parossistico antiperistaltico o flutter diaframmatico sincrono (FDS), in gergo singhiozzo, consiste nella contrazione mioclonica, ossia ripetuta e involontaria, del diaframma.
Dunque apparentemente il singhiozzo sarebbe dovuto a un riflesso nervoso la cui causa principale pare sia legata alla velocità con cui si mangia, perché mangiando troppo velocemente si tende a ingoiare aria, il che poi provocherebbe la contrazione diaframmatica e quindi il singhiozzo. Più nel dettaglio: quando il diaframma si contrae improvvisamente spinge con forza l’aria verso l’alto, la massiccia quantità di aria viene espirata involontariamente e improvvisamente attraverso la glottide, e così si produce il tipico hic.

Fra i rimedi casalinghi più famosi per interrompere l’attacco di singhiozzo alcuni derivano dalla “medicina popolare”: si può cercare di soffiare in un sacchetto di carta e trattenere il fiato per più di venti secondi oppure di bere dell’acqua molto fredda con una cannuccia. In alcuni casi il singhiozzo però diventa vero e proprio motivo di scherzo, dal momento che un altro rimedio casalingo impone di far prendere uno spavento a chi ne sta soffrendo.
Due utili rimedi sembra provengano anche dalla medicina complementare e dall’osteopatia: da una parte l’agopuntura, che può essere un efficace rimedio contro il singhiozzo perché modula l’impulso nervoso; dall’altro l’osteopatia, attraverso manovre per decontrarre e mobilizzare il diaframma, può dare una mano a risolvere efficacemente anche il singhiozzo peggiore.
Nella maggior parte dei casi comunque l’attacco di singhiozzo passa da sé, anche se alcuni rimedi fai-da-te sembra riescano a limitarne la durata.

Ci sono però alcuni casi in cui il trattamento medico diventa necessario: se persiste per diverse ore infatti, o si ripresenta troppo frequentemente, potrebbe essere il campanello d’allarme di qualche patologia. Riscontrarlo più volte nella stessa giornata, con episodi che crescono in intensità e si presentano con una ciclicità di 1-2 ore, può essere indizio di uno scompenso a livello epatico o, più raramente, a livello renale.

Una delle caratteristiche più interessanti del singhiozzo è che questo può comparire già a livello fetale, verso l’ottava settimana di gestazione. Ed è per questo che si ipotizza che possa trattarsi di un comportamento fisiologico vestigiale della muscolatura branchiale dei pesci, chiamato dai medici neurologi mioclono branchiale.

Infine, una curiosità: secondo uno studio apparso sulla rivista Clinical Neurophysiology, e condotto dallo University College di Londra, il singhiozzo nei neonati invece potrebbe essere un sistema per attivare particolari segnali cerebrali per il miglioramento della regolazione dei ritmi respiratori.

Fonte: www.thedifferentgroup.com

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