La prima è avvenuta nel 1999, l’ultima, la dodicesima, è rientrata meno di un mese fa, il 28 settembre. La lunga storia delle spedizioni scientifiche cinesi nell’Artico è strettamente intrecciata a quella dell’avanzata del gigante asiatico sullo scacchiere internazionale.

Le Cina infatti, è uno ‘Stato vicino all’Artico’, ossia una delle nazioni continentali più vicine al Circolo Polare Artico. E questo significa che le condizioni naturali del Polo Nord e i loro cambiamenti hanno un impatto diretto sul sistema climatico e sull’ambiente ecologico della Cina, e di conseguenza sugli interessi economici del Paese nei settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, dell’industria marina e altri.

Per questo è dal 1999 che la Cina si impegna in imprese scientifiche decisamente strategiche allo scopo ufficiale di realizzare osservazioni complete dell’atmosfera, dell’oceano e dell’ecologia nel mare di Chukchi, concentrandosi sulla lotta al cambiamento climatico e sulla protezione dell’ambiente ecologico dell’Artico. Uno scopo che per essere raggiunto ha impegnato gli scienziati cinesi in numerose spedizioni, sempre a bordo delle proprie navi di ricerca Xuelong e Xuelong 2.

L’ultima, la dodicesima, è durata 79 giorni e ha coperto un tragitto di 14.000 miglia nautiche a bordo della rompighiaccio polare Xuelong 2, facendo poi ritorno al porto di Shangai.

Fonte: Ansa

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