Una fonte di energia sicura, sostenibile e inesauribile, che riproduce i principi alla base dell’energia solare: è la fusione a confinamento magnetico la nuova tecnologia su cui si punta per il percorso verso la decarbonizzazione.

La tecnologia – a cui si è cominciato a guardare con attenzione dopo il successo del primo test al mondo con magnete con tecnologia superconduttiva Hts (HighTemperature Superconductors) svolto da una società spin-off del Massachusetts Institute of Technology – promette infatti di consentire l’uso di elettromagneti di nuova generazione per gestire e confinare il plasma, ovvero la miscela di deuterio e trizio portata a temperature altissime da fasci di onde elettromagnetiche, e ha dimostrato la possibilità di assicurare l’innesco e il controllo del processo di fusione, dimostrando l’elevata stabilità di tutti i parametri fondamentali.

Una notizia accolta con molto favore dal mondo scientifico, dal momento che la fusione a confinamento magnetico, tecnologia mai sperimentata e applicata a livello industriale finora, riproduce i princìpi tramite i quali il Sole genera la propria energia, garantendone una enorme quantità a zero emissioni. L’energia prodotta in questo processo è virtualmente infinita, sicura e a zero emissioni di gas climalteranti e di inquinanti: un grammo di combustibile per la fusione contiene l’energia equivalente a quella di oltre 60 barili di petrolio, senza che questo comporti il rilascio di gas serra.

La tecnologia oggetto del test rappresenta dunque un passo importante per creare le condizioni di fusione controllata e prevedere il suo impiego in futuri impianti dimostrativi con una forte riduzione dei costi di impianto, dell’energia di innesco e del mantenimento del processo di fusione. In prospettiva questo ci avvicina anche alla realizzazione di centrali che possano più facilmente essere distribuite sul territorio e connesse alla rete elettrica senza dover realizzare infrastrutture di generazione e trasporto dedicate.

Ad oggi, i risultati ottenuti con il test confermano i tempi previsti dalla roadmap del Cfs (Commonwealth Fusion Systems) del MIT: la costruzione entro il 2025 del primo impianto sperimentale a produzione netta di energia denominato Sparc e successivamente quella del primo impianto dimostrativo Arc, il primo impianto capace di immettere energia da fusione nella rete elettrica che, secondo la tabella di marcia, sarà disponibile nel prossimo decennio.

 

Fonte: AdnKronos

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