Oggi nel mondo esistono diversi tipi di disturbi dell’apprendimento, alcuni dei quali sono oggetto di studio soltanto da poco tempo. Si parla della dislessia, della disgrafia e della discalculia, disabilità che compaiono proprio quando si è bambini e si inizia a frequentare la scuola.
Tra queste ne esiste una che è abbastanza particolare e che non tutti conoscono: l’Amusia. Dalla sua traduzione dal greco significa “mancanza di armonia”, e si tratta di una patologia a carattere biologico, che non permette a un individuo di comprendere, imparare e apprezzare la musica. Non significa perciò essere stonati o non riuscire a sentire una melodia, bensì non essere in grado di distinguere un brano musicale dall’altro, creando talvolta anche fastidio nell’ascoltarli.
Questo disturbo ha interessato, e tutt’oggi interessa, circa il 4% della popolazione, ed è stato oggetto di studi da parte dei neuropsicologi solo dopo il 1800.
Quali sono le cause e i sintomi dell’amusia?
Il disturbo dell’amusia parte da problematiche anatomiche e funzionali del cervello, che quindi sono da imputarsi come cause principali.
Gli amusici infatti presentano delle lesioni nel lobo temporale non dominante e talvolta anche nel lobo controlaterale. Nei casi più gravi vi è una compromissione nella regione frontale inferiore sinistra: ciò comporta l’incapacità di riconoscere anche le parole presenti in una musica.
Nel dettaglio, quindi l’amusia è provocata principalmente da fattori genetici ereditari, ossia da disturbi congeniti, e da fattori esterni che vanno a intaccare il lobo frontale, il lobo temporale e la corteccia uditiva.
Come già anticipato, i sintomi che si evidenziano sono:
- incapacità nel riconoscere una melodia nella sua interezza, come il ritmo o il tono, ed eventuali stonature;
- sensazione di fastidio nell’ascoltare la musica, che può perfino provocare dolore nei casi più gravi.
Come si diagnostica l’amusia
Non è semplice capire se si soffre di amusia, in quanto la maggior parte delle persone non sono consapevoli di avere questo disturbo.
Come primo passo bisognerà sottoporsi a un test dell’udito e verificare la patologia attraverso ulteriori indagini neurologiche. A tal proposito sono stati raggruppati una serie di test, descritti nel Protocollo di Montreal per l’identificazione dell’amusia (MBEA – Montreal Battery of Evaluation of Amusia) per accertarsi della presenza del disturbo. Questo protocollo valuta infatti le sei componenti principali dell’elaborazione musicale: scala, contorno, intervallo, ritmo, metrica e memoria musicale.
Tipologie di Amusia
A seconda delle cause, si possono distinguere diverse tipologie di Amusia, che comportano un disturbo più o meno grave.
Tra questi riconosciamo appunto l’amusia congenita, provocata dai geni ereditati e che spesso si manifesta insieme ad altre patologie, come l’afasia, la disfasia e la dislessia.
Un altro genere è l’amusia acquisita, che proviene da un danno provocato al lobo frontale o temporale, o alla corteccia uditiva, soprattutto nei casi di ictus dell’arteria cerebrale media.
Si può guarire dall’amusia?
Non esiste specifica cura, al giorno d’oggi, per l’amusia. È stato dimostrato che l’allenamento e l’esercizio, soprattutto nei bambini, possono migliorarne la condizione. Negli adulti purtroppo sembra essere un disturbo irreversibile.
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