Oggi sono strumenti sofisticati e altamente tecnologici, ma da quando sono nati, gli apparecchi acustici non sono sempre stati così confortevoli ed efficienti. L’usabilità quotidiana con cui si utilizzano ai nostri tempi, può essere paragonata agli occhiali da vista o a una qualsiasi app che abbiamo sullo smartphone, tanto che, in teoria, non se ne dovrebbe mai fare a meno.
Ma a quale epoca risalgono i primi dispositivi acustici?
Nascita dell’apparecchio acustico
Al giorno d’oggi esistono nuovi modelli di apparecchi acustici, come i retroauricolari e gli intrauricolari, che consentono di migliorare l’udito e di godere di un suono naturale. La nascita del primo apparecchio acustico non è molto lontana dalla data odierna, poiché l’evoluzione in questo campo è stata rapida.
Le sue radici risalgono al XVII secolo quando gli ausili uditivi erano di gran lunga meno pratici. Si utilizzavano infatti dei cornetti acustici, i quali avevano la forma di un imbuto e che amplificavano il suono solo di 20-30 decibel. Non era molto, ma riuscivano a migliorare significativamente la qualità dell’udito (e della vita) di coloro che soffrivano di ipoacusia.
La prima azienda commerciale che produceva cornetti acustici fu fondata da Frederick C. Rein a Londra nel 1800. Oltre ai cornetti acustici, Rein vendeva anche ventagli acustici e tubi parlanti, che erano dispositivi portatili che aiutavano ad amplificare i suoni, ma molto scomodi e poco funzionali.
In seguito, furono sviluppati strumenti acustici più piccoli e portatili, come trombe e coni da orecchio, che erano più comodi e pratici da usare.
Sempre Rein fu un innovatore in diversi progetti degni di nota, come i suoi dispositivi acustici nascosti, ad esempio i “cerchietti acustici”, dove il dispositivo era abilmente nascosto all’interno dei capelli o del copricapo, chiamati Aurolese Phones.
Questa propensione verso l’invisibilità degli apparecchi acustici, però, molto spesso era maggiormente rivolta a nascondere la disabilità dell’individuo piuttosto che a far fronte al suo problema uditivo.
L’invenzione del telefono: il primo grande passo elettronico
La svolta ci fu con la creazione del telefono, e quindi anche del microfono, che rappresentò un’importante evoluzione per gli apparecchi acustici elettrici. Tuttavia, la tecnologia utilizzata per questo strumento risultava ancora abbastanza ingombrante e per nulla pratica.
Le proprietà dei telefoni, come il controllo del volume, della frequenza e della distorsione del suono, furono però i capi saldi da utilizzare per la creazione dell’apparecchio acustico.
Arriviamo nel 1898, quando Miller Reese Hutchison creò il primo apparecchio acustico elettrico, registrandone il brevetto: l’Akouphone. Esso utilizzava un microfono a carbone per amplificare il suono e renderlo più forte grazie alla corrente elettrica. Venne addirittura utilizzato dalla Regina Alessandra d’Inghilterra, ma per quanto questo tipo di apparecchi fosse portatile e ripiegabile, pesava ancora tanti chili.
Prime produzioni degli apparecchi acustici elettrici
La prima vera azienda che iniziò la produzione e la commercializzazione di apparecchi acustici amplificati elettronicamente fu la Siemens nel 1913.
Negli anni ’30, gli apparecchi acustici divennero più “popolari” e durante la seconda guerra mondiale, i progressi tecnologici militari ne favorirono lo sviluppo tecnologico, in particolare l’idea della miniaturizzazione.
Il 1948 vide la nascita dei transistor da parte della Bell Laboratories, portando importanti miglioramenti per l’apparecchio acustico, come anche lo sviluppo di microfoni in carbonio montabili su oggetti come gli occhiali.
Durante gli anni ’50, la Zenith Corporation risolse il problema dell’umidità sui transistor degli apparecchi acustici creando un rivestimento che li proteggeva dal sudore. Questo permetteva di avere una maggiore durata dell’apparecchio acustico e migliorava la sua affidabilità. Ciò portò a una crescita esponenziale del mercato degli apparecchi acustici negli anni ’50 e ’60.
La fine dell’era dei transistor nell’apparecchio acustico è stata segnata dall’invenzione del circuito integrato o IC da parte di Jack Kilby della Texas Instruments nel 1958, tecnologia che è stata poi perfezionata nei successivi 20 anni. Il circuito integrato ha permesso di realizzare dispositivi più compatti, efficienti e affidabili.
Il decennio che aprì le porte agli apparecchi acustici intesi come quelli che oggi conosciamo sono gli anni ’70, quando fu creato il microprocessore, che garantiva una maggiore possibilità di miniaturizzazione del dispositivo.
Apparecchi acustici contemporanei
Il primo apparecchio acustico digitale è stato creato nel 1987 dalla Nicolet Corporation, anche se l’azienda durò pochi anni. Il lancio dell’apparecchio acustico digitale dietro le orecchie (BTE) nel 1989 aprì alla competizione di diverse aziende per creare apparecchi acustici più efficaci.
Nel 1987 la Resound Corporation lanciò un apparecchio acustico ibrido digitale-analogico di successo, ma la creazione di un apparecchio acustico interamente digitale si deve alla Oticon Company nel 1995, anche se questo dispositivo venne distribuito solo nei centri di ricerca audiologica per la ricerca sulla tecnologia digitale nel campo dell’amplificazione acustica. A livello commerciale, invece, fu la Widex nel 1996 a lanciare sul mercato il suo dispositivo Senso.
Solo dopo la Widex, ossia l’anno successivo, anche la Oticon si aprì alla commercializzazione per il grande pubblico.
Oggi gli apparecchi acustici digitali sono programmabili, consentono di regolare autonomamente il suono e sono capaci di trasmettere telefonate, musica e suoni direttamente da altri dispositivi come gli smartphone o le TV.
L’evoluzione degli apparecchi acustici non si ferma mai e oggi sono diventati sempre più piccoli e discreti, offrendo una riproduzione del suono naturale e nitida. Inoltre, grazie alla tecnologia digitale, anche le persone con ipoacusia grave possono godere di un’esperienza di ascolto migliorata e vivere la vita appieno.
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