Diversi fattori possono compromettere l’udito, in modo temporaneo o permanente.

Spesso l’ipoacusia tende a risolversi da sola in breve tempo, come accade in seguito a uno shock acustico dovuto a rumori forti improvvisi o prolungati, da cui può insorgere un disturbo da acufene; altre volte invece il deficit, specialmente se non curato in tempo, si protrae più a lungo fino a causare la definitiva perdita dell’udito, come accade nel caso dell’invecchiamento, di patologie come la malattia di Ménière oppure l’assunzione di farmaci ototossici, e senza possibilità di ricorrere a terapie o protesi acustiche.

Oggi, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), solo in Italia circa 7 milioni di persone soffrono di problemi uditivi, e si stima che entro il 2050 nel mondo oltre 700 milioni di persone subiranno una perdita dell’udito, l’equivalente di 1 persona su 10. La fascia più esposta a un danno uditivo a lungo termine è quella dei giovani adulti: oltre 1 miliardo di ragazzi è a rischio di perdita dell’udito permanente a causa di abitudini sbagliate, come l’ascolto prolungato della musica ad alto volume.

La sordità è a tutti gli effetti una pandemia, per questo la ricerca è in continua evoluzione. E se fino a ieri sembrava impossibile poter invertire la degenerazione dell’udito, oggi appare sempre più vicina la scoperta del meccanismo che regola la sordità.

 

Recuperare l’udito: una ricerca apre nuove frontiere

 

I ricercatori dell’Università della California – San Francisco hanno scoperto uno specifico gene che sembrerebbe collegare la sordità alla morte delle cellule ciliate nel nostro orecchio interno, e quindi permettere di “regolare” il processo che induce la perdita definitiva dell’udito, e renderlo reversibile.

Le cellule ciliate (anche note come “stereociglia”) sono le minuscole cellule sensoriali, sottili come capelli, presenti all’interno delle nostre orecchie, con il compito di rilevare i suoni e trasmettere gli impulsi al cervello perché possa decodificarli.

La ricerca, pubblicata a dicembre 2023 sul Journal of Clinical Investigation Insight, è stata condotta su un campione di topi affetti da perdita dell’udito, ed è stata collegata a un raro tipo di sordità ereditaria negli esseri umani (Fonte: https://insight.jci.org/articles/view/172665).

Il team di scienziati dell’UCSF ha studiato le mutazioni del gene TMTC4 responsabili della sordità nei topi. Queste, infatti, sono capaci di innescare un effetto domino a livello molecolare chiamato “Unfolded protein response (UPR)” o “Risposta a proteine non ripiegate”, ovvero una risposta adattativa che si verifica nelle cellule in seguito a stress che coinvolgono il reticolo endoplasmatico (ad esempio nel caso di infiammazioni, condizioni patologiche o fisiologiche cui la cellula è sottoposta).

Inizialmente, la risposta UPR si attiva allo scopo di ripristinare la normale funzionalità della cellula, ma se l’obiettivo non viene raggiunto entro un determinato lasso di tempo, questo stesso meccanismo di ripristino innesca invece la cosiddetta “apoptosi”, ovvero una morte graduale delle cellule ciliate nell’orecchio interno.

Il medesimo effetto è stato riscontrato anche negli esseri umani affetti da perdita uditiva permanente causata dall’esposizione a forti rumori o dall’assunzione prolungata di antibiotici dannosi per l’udito (ad esempio quelli prescritti in chemioterapia). In questi casi, infatti, era evidente l’attivazione dell’UPR nelle cellule ciliate dell’orecchio interno sottoposte a stress, suggerendo che proprio il controllo di questo meccanismo potrebbe essere la chiave per prevenire o invertire la sordità.

Sulla base dei risultati, i ricercatori suggeriscono che l’esistenza di farmaci specifici attualmente in grado di bloccare la risposta UPR nelle cellule ciliate dei topi, e quindi impedire la perdita dell’udito negli animali, possa aprire nuove strade allo sviluppo di terapie farmacologiche in grado di aiutare in futuro chi è a rischio sordità a recuperare il proprio udito.

 

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Scegli la prevenzione con Udifarm

 

Un temporaneo abbassamento dell’udito o un disturbo come l’acufene possono essere l’anticamera di una patologia più complessa. Per questo è importante non sottovalutare i primi sintomi di ipoacusia e richiedere la consulenza di un medico specializzato.

Nei nostri centri Udifarm puoi prenotare subito un test dell’udito per ricevere una valutazione di partenza della tua capacità uditiva o eseguire una visita otorinolaringoiatrica approfondita per risalire alla causa del tuo disturbo.

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